Il quotidiano Avvenire recensisce il libro con le testimonianze di 15 genitori di AGAPO: Fede e orientamento sessuale. «Sposi dopo 25 anni per nostro figlio gay»
Luciano Moia sabato 17 marzo 2018
Dalla sofferenza alla scelta del matrimonio: storie di genitori di fronte all'omosessualità
Decidere di sposarsi davanti a Dio, dopo 25 anni di matrimonio civile, 'grazie' a un figlio omosessuale. Storia paradossale, aspra e problematica, in cui la sofferenza per le vicende legate alla scelta del figlio di avvicinarsi agli ambienti gay, induce moglie e marito a riflettere sul senso dell’esistenza, rafforza il legame e finisce per sollecitare un approfondimento spirituale che li convince al grande passo. La scelta del matrimonio sacramento diventa il riconoscimento di una presenza e di un aiuto determinanti. «Senza l’aiuto del Signore non avremmo potuto e non potremmo farcela».
È forse la vicenda più forte tra quelle raccontate nel libro di Luisa Fressoia,Sempre genitori sempre figli. Da una raccolte di storie di madri e padri credenti con figli omosessuali (San Paolo, pagine 323, euro 24) tra qualche giorno in libreria. L’autrice, pedagogista, coordina il progetto 'Essere genitori' all’interno dell’Associazione Agapo (genitori e amici di persone omosessuali) che si propone di rispondere alle domande difficili, complesse e talvolta angoscianti di madri e padri di fronte a un figlio o una figlia con orientamento omosessuale. Ma le 15 storie raccontate nel libro sono anche storie di fede – tutti i genitori sono credenti – in cui la domanda dell’accoglienza e dell’accompagnamento educativo più opportuno da offrire a un figlio comunque disorientato, si intreccia alla fatica di inquadrare il problema in un cammino spirituale. Da parte dei genitori che hanno accettato, in forma anonima, di mettere a disposizione le proprie esperienze è apparsa chiara l’esigenza – scrive Luisa Fressoia – «di porre a confronto le diverse visioni che provengono sia dal magistero della Chie- sa, in cui essi si riconoscono, sia dalla società civile, di cui essi sono parte in quanto genitori e cittadini ». Il punto di partenza è esistenziale. I genitori continuano ad amare profondamente quei figli ma vivono, in modi diversi e con differenti declinazioni, una condizione di grande sofferenza. Qui la fede è, allo stesso tempo, conforto e interrogativo. Racconta un padre a partire dalla sua visione della condizione omosessuale: «Soffro perché avverto con quasi certezza che la sua scelta di vita gli creerà sofferenza, maggiore rischio di contrarre malattie, lo porterà a subire discriminazioni e delusioni, e forse ad allontanarsi dalla Chiesa».