Robert Spitzer, uno degli psichiatri più influenti degli ultimi decenni, nel 2001 scioccò il mondo con l’invenzione dell’”acqua calda”, affermando: “alcuni indiviudi cambiano l’orientamento sessuale da gay a eterosessuale”. Qualche giorno fa Spitzer si scusa con il movimentismo gay e ritratta.
Era il 2001 quando, a un convegno della American psychiatric association (Apa) il dottor Robert Spitzer, fino a quel momento icona del movimento gay, affermò che “per alcuni individui estremamente motivati è possibile cambiare il proprio orientamento sessuale da gay a eterosessuale”.
Il fatto suscitò notevole clamore, non tanto per l’affermazione in sé, bensì per il fatto che sia stata pubblicata nell’ambito del mondo scientifico istituzionale americano in cui dal 1973 vige la tacita regola che nulla può essere pubblicato senza aprioristicamente sostenere posizioni e causa politica del movimento gay e dell'establishment accademico.
Ora, ultraottantenne e gravemente malato, ritratta. Perché?
Nella ricerca del 2001 Spitzer aveva condotto su un campione di 200 ex-gay una ricerca per verificare se questi avessero davvero cambiato il proprio orientamento sessuale da omo a etero. Il metodo applicato era quello solitamente usato per verificare l’efficacia delle psicoterapie volte al superamento ad esempio della tossicodipendenza o di varie altre dipendenze.
Qualche giorno fa Spitzer riceve il giornalista e attivista gay Gabriel Amana, il quale, nell’ambito dell’intervista sostiene, che lui, qualora avesse fatto parte del campione dei 200 ex-gay intervistati, avrebbe sostenuto il falso. Ed è in questo momento, visto e sentito Amana, che Spitzer arriva alla conclusione che gli ex-gay della sua ricerca di 11 anni prima hanno detto tutti il falso.
Bravo Spitzer che in età inoltrato ha capito che la psicologia, come scienza sociale non è scienza esatta e che pertanto la sua efficacia resta comunque limitatamente misurabile; meno bravo e poco scientifico quando aprioristicamente ritiene che chi non è gay sia bugiardo.
Negli Stati Uniti, a livello culturale in questi mesi è in atto una guerra civile con pochi precedenti in cui le classi dominanti cercano di imporre la propria visione sulla questione famiglia, a tutto il resto del popolo americano. Sono in atto pressioni che ultimamente fanno perdere a un numero crescente di professionisti difensori della famiglia basata sul matrimonio il proprio posto di lavoro http://marriageada.org/ e che hanno probabilmente proprio pochi giorni fa indotto lo stesso presidente degli Stati Uniti a ribaltare in modo così repentino le sue convinzioni in tema di famiglia e di matrimoni gay.
Il dibattito scientifico statunitense e non, in tema di omosessualità si contraddistingue per il fatto che non vi è pluralità di opinioni, la grande costante è l’assenza di contradditorio. Non esiste – ovviamente – nessuna ricerca che dimostri come il cambiamento dell’orientamento sessuale non sia possibile; altrettanto, a prescindere dalle poche eccezioni come quella di Jones, S. L. & Yarhouse http://narth.com/2011/10/2061/ , esiste rara ricerca indipendente sul campo.
Sul tema omosessualità sembra essere calata la cortina degli omissis: è omofobico parlare di benessere psichico, è diventato omofobico parlare della situazione sanitaria dei gay http://www.cdc.gov/nchhstp/newsroom/msmpressrelease.html , è omofobico parlare del numero e della durata delle relazioni gay, della promiscuità organizzata (in Italia da Arcigay http://www.arcigay.it/divertimento-socializzazione/ ) e di quella non organizzata, della violenza domestica gay, delle difficoltà relazionali con i pari; e, ovviamente, di chi abbandona l’omosessualità, con e senza terapia.
Viene in mente una parola di George Orwell: “un giorno ci vorrà coraggio per affermare che due più due fa quattro.” Al Dottor Spitzer, alla fine questo coraggio è mancato.