Un giovane scopre la vacuità della vita gay
Mi presento: sono un ragazzo di 21 anni, studio fisica nucleare. All'età di 13 anni mi innamorai per la prima volta di una ragazza. Fu l'esperienza più gratificante e totale della mia vita. Successivamente, però, ho avuto per molti anni fantasie omosessuali e lo scorso anno ho deciso di realizzarle. Ho avuto una relazione omosessuale che non mi ha portato nulla di buono, solo ferite su ferite. Molti potrebbero rispondermi che la colpa è riconducibile alla persona "sbagliata" con cui ho avuto questa relazione, e che per quanto riguarda l'amore per quella ragazza, ero troppo giovane e immaturo. Ma non è così. Almeno nel mio caso. Nel tentare di rimettermi in piedi da questa enorme sofferenza decisi di informarmi, per non arrivare impreparato a una nuova relazione omosessuale. Ho avuto così modo di conoscere più da vicino l'ambiente gay. Ma ciò non mi ha aiutato, anzi, ha incrementato i miei dubbi. Finché un giorno mi è tornato in mente che avevo letto di omosessualità in un libro di psicologia che era in casa: questa tendenza era messa in relazione al complesso di Edipo. Era un libro degli anni '70, per cui mi sembrava antiquato; inoltre ho sempre visto nella teoria di Freud una eccessiva importanza data al sesso, per cui decido di fare ricerche su materiale più recente. E così, per caso, scopro Nicolosi. Mi sono rivisto in pieno in quella che lui chiama relazione triadica "madre iper coinvolta dominante e intrusiva, padre distante, distaccato e critico". Ho avuto disappunto, però, nel vedere quanto questa sua teoria sia stata stumentalizzata dalla Chiesa, che a livello mediatico si pone in modo quantomeno controproducente ai suoi scopi. Non ho problemi a dire che sono in buona parte anticlericale. Ma la questione religiosa è una cosa intima e personale, che prescinde dal resto delle convinzioni e dei valori (molti miei valori "laici" corrispondono a valori cristiani).
Sono sempre stato anticonformista un po' in tutto. Ma nella sessualità ho sempre desiderato essere conforme. Ho scoperto che non sono compatibile ad avere una relazione con un altro uomo, sperimentandolo sulla mia pelle. Per anni ho ascoltato messaggi antiomofobici, che condivido, ma che contenevano un presupposto che ora ho il coraggio di mettere in dubbio “non ci si può fare niente, bisogna accettarsi e basta”. Finalmente ho trovato una voce fuori dal coro, che mi piace. Finalmente il mio senso critico ha raggiunto un traguardo importante. Come ho già detto, studio una materia scientifica, quindi, a ragion veduta, nego il mito del "gay si nasce, è una questione genetica". Intendo perciò intraprendere un percorso psicoterapeutico.
Mi congratulo con AGAPO e spero che la vostra "voce fuori dal coro" possa diffondersi in modo costruttivo, attraverso una dialogica costruttiva e non quella del muro contro muro che pervade la nostra società e che comincia ad essere frustrante.