Omosessualità agita - quale discernimento?

Omosessualità agita - quale discernimento?

Il dibattito sul tema Omosessualità da tempo in corso all’interno della Chiesa e sulle pagine di Avvenire si è rianimato soprattutto a seguito del coming out di un capo scout cattolico in Friuli nel 2017 e all’unione civile stipulata con il suo partner.

Malgrado tutte le diversità di opinione in campo, sembra esservi consenso sulla necessità di fare discernimento sulla condizione omosessuale. A questo punto si pone in modo impellente la domanda: discernere che cosa? Discernere in base a quale criterio? È questa la questione che i genitori di AGAPO desiderano approfondire con questo testo.

Due anni fa sulle pagine di Avvenire, in occasione della recensione del testo “Lettera di un omosessuale alla Chiesa Cattolica” di Eduardo Savarese, Francesco Moia ha intervistato il moralista don Aristide Fumagalli, il quale individua il nodo critico dell’intera questione e cioè “il rapporto tra differenza sessuale e alterità personale". Invero pone la questione se "vi possa essere autentico amore personale, anche sul piano sessuale, qualora non vi sia differenza sessuale tra le persone che lo vivono". In altre parole, il discernimento riguarda la questione se i rapporti sessuali tra due persone dello stesso sesso possono avere carattere unitivo alla stregua di quelli vissuti tra uomo e donna. Ciò sullo sfondo della posizione della Chiesa che oggi valorizza il significato unitivo dell’atto sessuale tra uomo e donna piuttosto che la sua mera finalizzazione procreativa. La fecondità della relazione in questa ottica non è più determinata dalla generazione di figli bensì dalla capacità del reciproco “darsi vita” dei coniugi. Allora, il corpo e la mente sessuati e differenti dell’uomo e della donna svolgono una funzione soltanto rispetto all’atto sessuale-procreativo in senso stretto? E per quanto riguarda tutte le altre interazioni tra i coniugi, l’appartenenza a un sesso o all’altro resta sostanzialmente indifferente? Nella narrazione biblica si può leggere “maschio e femmina li creò”, “i due saranno una carne” e altre relative locuzioni, queste vanno interpretate in un’ottica soltanto storica? O sono portatrici di significato per i cristiani anche della nostra epoca (in cui i ruoli sociali dell’uomo e della donna sembrano diventare intercambiabili)?

A questo punto, a nostro avviso, diventa utile confrontare i messaggi del Libro, sia con quanto sperimentabile attraverso i nostri sensi e le nostre esperienze, sia utilizzando anche, ad esempio, i “dettagli tecnici” che la biologia evolutiva, l’etologia umana, l’antropologia psico-evolutiva, le neuroscienze e altre discipline scientifiche ci forniscono sulla Creazione divina.  Nel loro linguaggio freddo, l'amore umano monogamico risulta un’invenzione della natura, finalizzata ad assicurare le maggiori probabilità di sopravvivenza della prole, in cui la differenza tra i sessi, più che nell'atto generativo stesso, è asse portante della cooperazione tra l'uomo e la donna nel lungo periodo di accudimento dei piccoli nati. Per questo motivo, sempre in un'ottica evolutiva, l'uomo dai tempi della sua nascita nel buio dei tempi, quando ama, prova il desiderio del "solo tu" e "per sempre", un desiderio comune a tutti gli uomini e le donne di tutte le epoche e culture, precedente anche a tutte le religioni, precedente alla cultura stessa. Perché il desiderio si avveri, cioè perché l'amore (monogamico) si possa compiere, occorre allora la presenza dell'Altro, dell’altro originariamente e sostanzialmente differente, senza il quale la cooperazione non può aver luogo. Quali sarebbero le conseguenze per la probabilità di sopravvivenza del piccolo d’uomo, qualora l’appartenenza dei partner a un sesso o all’altro fosse indifferente? Evidentemente non si sarebbe arrivati a poter raccontare la storia dell’umanità, il tutto si sarebbe fermato prima. La natura avrebbe fallito, ovvero, Dio non avrebbe messo in atto il suo piano per l’uomo. L’amore monogamico assorbe infatti risorse ed energie e la natura, che non è sprecona, non ha inventato uno secondo piano che non sia non  finalizzato alla trasmissione della vita.  

Oggi, ovviamente, l’ambiente in cui vive l’uomo è fondamentalmente diverso, l’uomo non vive più in una continua lotta con la natura tra la vita e la morte. Nella nostra contemporaneità l’uomo e la donna, come detto, stanno per diventare intercambiabili sostanzialmente in tutti i ruoli sociali extra familiari, specie nel mondo del lavoro e della vita pubblica. Invariata è rimasta però la natura dell’uomo e della donna, con le loro inclinazioni attitudinali, emotive e comportamentali. Grazia Attili nel suo recente libro Il cervello in amore. Le donne e gli uomini ai tempi delle neuroscienze spiega come i sentimenti e i comportamenti umani in generale e quelli sessuali-affettivi in particolare, siano in larga misura influenzati biologicamente e seguono una grammatica relazionale di cui l’individuo è sostanzialmente inconsapevole. Mentre nella sfera della vita pubblica e del lavoro gli affetti, i sentimenti, le emozioni e le tendenze comportamentali - sebbene sempre presenti – svolgono un ruolo limitato, nella relazione affettiva e dell’amore ne costituiscono la base.

L’amore tra uguali, tra persone dello stesso sesso, ha una sua grande dignità e il suo nome si chiama amicizia, ma quando la relazione di amicizia si tinge con i colori dell’eros si altera, per entrare in contraddizioni non risolvibili e spesso laceranti per chi le vive. Come già accennato in una lettera del genitore M. Gorlabesti di AGAPO ad Avvenire (pubblicato il 10.11.2017), le dinamiche psichico-relazionali all’interno di una coppia dello stesso sesso sono profondamente differenti da quelle sponsali tra un uomo e una donna, così come – non a caso - sono altrettanto differenti le realtà relazionali del mondo gay e del mondo lesbico tra di loro. Così non sorprende che all’interno del movimento gay negli Stati Uniti, vista l’avvenuta e consolidata legalizzazione del “matrimonio per tutti” in quasi tutto il mondo occidentale, l’anno scorso è iniziato il dibattito sull’opportunità di “uscire dal closet” e di promuovere il “matrimonio aperto” come modello per tutti, tema successivamente ripreso e promosso, ad esempio, su un numero del New York Times, testata tra le più rappresentative della cultura dominante in occidente.   

 

L’uomo è libero. L’uomo è molto di più che natura e le sue scelte, così come i ruoli sociali non sono dettati dalla biologia (come forse in passato una parte conservatrice della società tendeva a credere, o come oggi troviamo in alcune teorizzazioni dall’impronta iper-edonista o behaviorista). La questione riguarda allora come adoperare la libertà. La morale, in particolare la morale cristiana ha la funzione di contrastare o eludere l’impronta data dall’evoluzione all’uomo o dovrebbe essere tesa a sostenere e a portare a compimento ciò che è insito nella natura dell’uomo?

In base a queste considerazioni, tornando sulla domanda iniziale di don Fumagalli, cioè se vi può essere autentico amore sponsale qualora non vi sia differenza sessuale, ci sembra urgente dare una risposta; per poi poter passare a una domanda non meno importante, ossia quale forma di accoglienza dare alle persone omosessuali da parte dei cattolici, nonché da parte della Chiesa.

Pare piuttosto che senza aver dato una risposta verace alla prima domanda, non potrà esservi una risposta alla seconda.

Milano, 5 marzo 2018

Michele Gastaldo

Portavoce di AGAPO